Cinque brand Made in Italy che non puoi non conoscere

Quel nonnulla chiamato bijou

Cinque brand Made in Italy che non puoi non conoscere
Di ShoppingMap.it

Da tempo ormai il mondo della gioielleria si è liberato dell’effetto ridondante di grevi parure ad ostensione del proprio potere; l’oro superlativo, simbolo di ricchezza assoluta, veniva indossato come un’idea. 

Fortunatamente i tempi e i costumi sono cambiati e il bijou di oggi, laicizzandosi, segue, esprime e significa il nostro tempo. 

Questa secolarizzazione è evidente sia nei materiali (diffuse, assieme alle placcature d’oro sono quelle in ottone, palladio o bronzo dorato su base argento, piuttosto che l’uso di pietre semipreziose, smalti, resine o zirconi spesso al posto degli imperturbabili diamanti) sia nelle forme (parole d’ordine semplicità, pulizia e sobrietà, unica concessione un pizzico di sana, surreale eccentricità) che nell’uso: la tendenza alla personalizzazione e l’aspetto narrativo rendono il bijou a tutti gli effetti un accessorio che è propaggine della nostra personalità, parte integrante dell’economia generale del vestire con stile: il dettaglio.

Noi abbiamo scelto cinque brand di gioielli Made in Italy in grado di rendere questo oggetto unico, folgorante, magico, teso ad animare qualsiasi outfit.



Lil Milan
Veronica Varetta fonda Lil nel 2014; ha ventidue anni e studia Economia e Gestione dei Beni Culturali a Milano, la sua città natale. Tutto nasce da qualche schizzo e dalla personale esigenza di trovare un gioiello ad un prezzo accessibile e dal design essenziale, creato con materiali preziosi e che potesse essere indossato “proprio come un tatuaggio”, un amuleto da non togliere mai.Ho cercato un orafo con il quale collaborare (…) e ho iniziato a disegnare pezzi semplicissimi, da indossare tutti i giorni”. Dopo aver affinato le proprie skill manageriali proseguendo la propria formazione a New York, Veronica si sente finalmente pronta per dedicarsi a tempo pieno al suo ambizioso progetto: creare gioielli nati per durare, da passare ai propri figli, capaci di adattarsi ad ogni momento della giornata e rispettosi della tradizione orafa italiana, al motto di “Make it yours”; grazie alla facile abbinabilità, è infatti possibile creare un set con altri gioielli che rispecchino il carattere di chi lo indossa. L’oro utilizzato è il 9 o 18 kt declinato in linee purissime talvolta in contrappunto con raffinate perle di fiume o piccoli zirconi, modelli e fogge ben visibili sulle vetrine social del brand che regalano alla folta community di LIL Girls un’immagine patinata e accattivante, consigli sullo styling e sulla manutenzione del proprio prezioso. Tra i pezzi più interessanti troviamo certamente chokelet, che combinando a piacimento uno o più pezzi con un estensore, permette di creare la propria combinazione ideale: per un bracciale, una cavigliera o un chocker davvero speciale.




Eéra
Inizialmente colleghe e collaboratrici nel fashion, Chiara Capitani e Romy Blanga sono accomunate da un’unica passione tramandata dalle rispettive famiglie, quella per il gioiello. Così nel 2019 a Milano danno vita a EÉRA, giovane brand di fine jewelry che non fatica a trovare immediato apprezzamento da parte delle IT-girl di tutto il mondo -comprese celeb come Dua Lipa e Hailey Baldwin- grazie soprattutto ad un uso sapiente della vetrina Instagram e ad una rete di distribuzione divenuta internazionale nel giro di pochissimo tempo, che annovera nomi come MyTheresa e Le Bon Marché. Il segreto? Oltre alla qualità artigianale Made in Italy, certamente la riconoscibilità. Dalla semplice idea di un moschettone a molla trovato per caso in un mercatino di Tokyo è nata una collezione dal sapore duchampiano ed assolutamente pop. Il moscehttone in versione luxury viene declinato in diverse forme, colori e modelli, i cui nomi sono ispirati alle persone care alle due imprenditrici, amici che in qualche modo hanno sostenuto il brand. L’orecchino Chiara ad esempio, must-have per eccellenza della collezione Eéra, è a tutti gli effetti proposto come mono-orecchino, una “nota a sorpresa di look monocromi”, e  accosta i colori fluo della smaltatura su argento a materiali preziosi, come diamanti e oro 18kt (bianco o giallo). La stessa, vincente estetica ready-made dell’accostamento di materiali differenti e di forme insolite viene estesa anche a bracciali, collane e anelli, che diventano complementi unici per un outfit mai scontato.




Voodoo Jewels
Anima e corpo di Vodoo Jewels, brand di bijouterie nato nel 2011, è Livia Lazzari, giovane jewel designer romana formatasi prima a Milano, poi a Londra, per poi spostarsi nel vicentino, lavorando “a banchetto”per Nanis e mettendo in pratica tutte le nozioni apprese in precedenza. Animata dalla volontà di liberare il gioiello dalla classica concezione di “oggetto prezioso” meramente dovuta al costo dei materiali “nobili” utilizzati e da sempre affascinata dalle correspondances  tra dimensione umana e spirito della Natura, Livia chiama non a caso il suo brand Voodoo proprio ad indicare le qualità apotropaiche delle sue creazioni dal sapore onirico e dalle texture frastagliate, che riproducono le superfici naturali e comunicano la sensazione tattile del ”fatto a mano” – ovviamente made in Italy. Il bronzo, assieme a pietre semi-preziose e zirconi, è il materiale maggiormente utilizzato nelle diverse lavorazioni e gradazioni di colore, mentre il tema maggiormente sviluppato è quello dell’anello, che ovviamente si affianca ad orecchini, ciondoli e bracciali dal gusto altrettanto sperimentale. Le collezioni hanno cadenza stagionale ed ognuna presenta un tema che fa da filo conduttore ai rispettivi pezzi; il brand vanta anche una distribuzione internazionale e prestigiose collaborazioni, come quella con Nike in occasione del lancio delle Air Max 97, con Absidem (accessori ispirati alla cultura bondage) o con We Are Lovers, volta a porre l’accento sul tema della biodiversità nell’ecosistema marino attraverso una nuova edizione dell’Anemone Ring, cui parte del ricavato andrà in beneficienza.




Aliita
Cynthia Vilchez Castiglioni
è cresciuta in Venezuela, più precisamente nella regione del Guajiros, la stessa in cui vive la popolazione nativa dei Wayuu da cui il nome del suo brand deriva: Aliita infatti significa “oggetto importante” e, quasi come un destino, è persino l’anagramma di Italia, terra dove vive da quando ha 18 anni e dove dal 2015, dopo una formazione in fashion marketing a Milano,  ha sede la produzione dei suoi sofisticati gioielli. L’elegante minimalismo e la tenera ironia delle creazioni Aliita si fondono alla perfezione col valore emozionale e simbolico di cui sono portatrici: come un vero e proprio talismano, ogni pezzo ha il potere di raccontare chi lo indossa e al contempo catalizza l’attenzione sul ricordo che esso suscita; la celebre “casita” ad esempio, declinata in anello e bracciale in oro 9kt, rimanda alla famiglia e all’intimità domestica, mentre il ciondolo smaltato “nuotatrice” vuol trasmettere forza quando ci si sta per tuffare in nuove esperienze. L’anello “deco sandwich” invece, con le sue pietre reversibili, porta con sé l’allegria delle feste venezuelane. La capacità di intercettare questo trend volto alla valorizzazione delle “piccole cose”, in aggiunta ad una efficiente politica di customer-care , hanno premiato il brand anche a livello internazionale, con circa una quarantina di rivenditori in tutto il mondo. Aliita ha quindi tutte le carte in regola per essere annoverato tra i brand della nuova categoria silent luxury , volti a valorizzare l’essenziale attraverso elevati standard qualitativi, senza schiamazzi o gesti eclatanti:  "Questa - dice Vilchez Castiglioni - è da sempre la nostra mission: creare gioielli che non devono dimostrare qualcosa e possono essere piccoli, nascosti sotto la camicia. Pezzi simbolici, senza tempo".




Rod Almayate
Rod Almayate è un progetto nato nel 2019 dall’estro di Roberto Ferlito, fashion designer dall’esperienza ventennale e prestigiosa, e Diego Diaz Marin, il cui curriculum lo vede firmare importanti editoriali per riviste internazionali e case di moda. Una coppia affiatata nel lavoro e nella vita che, dopo l’esperienza di Shield (brand fiorentino di fine jewellery) opta per un cambio di vita e di visione,  al solo scopo di assecondare la propria passione, senza i vincoli imposti dal mercato, dalle tendenze e dai tempi del fashion system, con un progetto che ingloba arte, design e fotografia: ROD per l’appunto, il cui nome è lo stesso del dio slavo da cui ebbe origine il creato; scenario d’elezione, quello della Costa del Sol in Andalusia, ad Almayate (città natale di Diego), dove i colori dominanti sono il turchese intenso del cielo e il giallo del sole che riveste il paesaggio con la sua luce sfacciata. Cifra distintiva delle collezioni è l’irriverenza, la capacità dei due di reinterpretare in chiave surreale e ironica oggetti d’uso quotidiano, senza censura, senza stereotipi di bellezza da assecondare: nascono così le serie in palladio e ottone dorato Tapeo, con gamberi e olive versione tapas a-porter, Pharmacy Collection, con anelli e orecchini a guisa di cerotto, Avocado, Liquify e Body Lovers, dove gambe femminili e vagine sfondano i muri del perbenismo. Il cambio di rotta coinvolge anche l’aspetto della distribuzione: tra le priorità infatti vi è quella di creare un contatto diretto col cliente eliminando gli intermediari, proprio come alle origini dell’Haute Couture parigina - scelta che rende anche possibile una notevole diminuzione del prezzo finale salvaguardando la qualità made in Italy dei loro pezzi. Ultimissima novità, l’aggiunta di una sezione dedicata agli scatti di Diego, coerente compendio visivo e immaginifico al mondo dissacrante dei gioielli ROD Almayate.

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