A Conversation with Antonio Gavazzeni

Federico Galli
Di Federico Galli

"Il cambiamento è il processo col quale il futuro invade le nostre vite." Alvin Toffler

Di cambiamenti e piccole grandi rivoluzioni Antonio Gavazzeni ne ha dimestichezza, soprattutto da quando la Cit - azienda di cui è a capo - ha deciso di puntare esclusivamente sul suo marchio Bagutta e la produzione per conto terzi di camiceria all’insegna dell’alta qualità.

Classica, contemporanea e moderna, la linea di camiceria nata nel 1975 fonde tradizione e attualità con l'obiettivo, oggi più che mai dichiarato, di portare l’anima di Bagutta verso un’evoluzione identitaria.

Una sfida che l'azienda e Gavazzeni in prima persona stanno affrontando con grande energia positiva, un'energia che riescono ben a trasmettere ai buyer di tutto il mondo che hanno accolto in modo entusiasta il nuovo corso.


Quali sono gli elementi chiave del nuovo percorso di Bagutta?
Senza dubbio la creatività abbinata alla contemporaneità. Il tutto rimanendo sempre fedeli alle proprie identità. 



In che modo la camicia può tornare ad essere elemento portante del guardaroba maschile?
La camicia puo’ tornare ad essere elemento portante del guardaroba maschile facendo nuove ricerche di materiali e forme, come infatti stiamo facendo con l’inserimento nelle nostre collezioni di tessuti sostenibili, traspiranti, wrinkle free e confortable.


Amante del calcio, grande tifoso dell’Atalanta, conosce bene l’importanza dei valori dei singoli, ma soprattutto quello del gioco di squadra. Ci racconti del suo team aziendale.
Il mio team aziendale in queste ultime stagioni è stato fortemente rinnovato, inserendo figure professionali giovani e coinvolte soprattutto sul prodotto, marketing e distribuzione. La collezione Bagutta Uomo è creata da Pietro di Matteo mentre quella da Donna è disegnata da Vanna Quattrini


La sua azienda da sempre ha collaborato con importanti Maison del lusso italiane ed internazionali. Quale il più grande insegnamento tratto da queste esperienze?
L’insegnamento più grande che ho tratto dalle esperienze di collaborazione con importanti Maison sono la forte apertura mentale e la flessibilità nel saper interpretare gli imput ricevuti.


La sua camicia preferita?
Non una, ma tre: bianca, blu navy e di jeans.


Ricorda il suo primo giorno di lavoro in azienda? Ci racconta un aneddoto a cui è particolarmente legato?
Ho molti aneddoti legati alle mie esperienze lavorative ma quelli più vivi sono quelli legati ai miei primi anni, esattamente dal 1989 dove mi sono formato professionalmente lavorando come commesso presso l’Emporio Armani di Londra e successivamente presso nostre showroom distributive a Tokyo e New York.


Bergamo e Milano, le sue due città. Il suo luogo del cuore per ognuna di loro.
Sono nato e cresciuto a Bergamo, città che amo e dove il mio luogo del cuore è sicuramente Città Alta mentre per Milano, mia città di adozione, La Scala.

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